Unioncamere. Pace: <<In dieci anni 18.957 hanno chiuso battenti (-28,1%). Correre ai ripari>>
«Il turismo ha registrato un anno record, occorre allungare la stagione per creare condizioni favorevoli»
PALERMO. «La Sicilia negli ultimi 25 anni ha registrato una media costante di 4,5 milioni di arrivi e una media fra 13,5 e 14,5 milioni di presenze di turisti, ben poca cosa rispetto alle sue enormi potenzialità. E sono stati, comunque, flussi concentrati per il 73% nei sei mesi che vanno da aprile a settembre, lasciando pressoché sguarnito il semestre che va da ottobre a marzo. Le uniche eccezioni a questo trend, con un forte aumento di visitatori, si sono verificate nel 2018 e nel 2019 con 5 milioni di arrivi e 15 milioni di presenze». Di turismo da destagionalizzare in Sicilia si è parlato anche a Mirabilia, Borsa internazionale del turismo culturale, che si è svolta a Lipari. Fra gli interventi, quello di Pino Pace, presidente di Unioncamere Sicilia, ha colpito per i dati forniti e per l’urgenza che ha posto di correre ai ripari, dato che l’Isola è colpita da una moria di imprese giovanili.
«Questo sarà l’anno della svolta – ha osservato Pace – : per la prima volta supereremo i cinque milioni di arrivi
e i 15 milioni di presenze. Il centro studi Srm di Napoli ha stimato per quest’anno un incremento del 9,8% di presenze rispetto al 2022, con un settore turistico siciliano che ha recuperato e guadagnato qualche punto rispetto al 2019, e che mostra una migliore capacità di recupero rispetto al resto del Sud. Stiamo parlando di un comparto che ha sostenuto il Pil e l’occupazione: esprime il 6% del Pil della Sicilia e genera un valore aggiunto di 5 miliardi».
Queste di Srm sono stime positive e incoraggianti che sembrano già trovare riscontro nei primi dati provvisori dell’Osservatorio turistico regionale presentati al Ttg di Rimini dal- l’assessora regionale al Turismo Elvira Amata, che ha parlato di 13 milioni e 384 mila presenze nei primi nove mesi di quest’anno, con un incremento del 5,8% rispetto allo stesso periodo del 2022, ma si attende ancora la comunicazione dei dati da parte di molte strutture.
«Il dato di crescita, però, ci dice che la media della durata del soggiorno ancora non va oltre i 3,3 giorni. La filiera tradizionale del turismo siciliano è stata resiliente, ha saputo supera- re la crisi e ha dato il meglio di sé. Però adesso è arrivato il momento di costruire quel famoso allungamento della stagione che, attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico e il miglioramento della qualità dei servizi, consenta di almeno raddoppiare questi numeri. E perché in Sicilia sia vacanza 365 giorni l’anno e ci si fermi più a lungo, occorre definire e offrire esperienze di viaggio alternative quanto affascinanti, sfruttando tutta quella parte di Sicilia finora esclusa dai tour organizzati. In questo senso gli itinerari dell’Unesco e il turismo culturale e sostenibile rappresentano un elemento importante del lavoro che bisognerà fare al più presto».
E questo lavoro è ancora più imperativo e urgente perché, ha denuncia- to il presidente di Unioncamere Sicilia, «come ci avvisa l’Istituto “Tagliacarne”, negli ultimi dieci anni la Sicilia ha subito fra le peggiori perdite in Italia di imprese giovanili: esattamente, dal 2012 al 2022 hanno chiuso battenti 18.957 imprese gestite da under 35, pari al -28,1%. Peggio hanno fatto solo Calabria e Marche. La propensione al- l’impresa giovanile è scesa dal 6,29% al 5,40%. E questo è dovuto non solo alla denatalità o all’emigrazione, che in un decennio hanno ridotto la popolazione residente regionale del -16,2%, essendo scesa da un milione e 74mila a 900mila 979 unità. Ma è dovuto anche al fatto che non ci sono state le condizioni per fare impresa nell’ambito di una strategia regionale coordinata e in un regime di pari opportunità rispetto alla concorrenza internazionale. Oggi è tutto diverso e dobbiamo approfittare di questa congiuntura favorevole per adattarci ai mutamenti e trarne vantaggio per l’economia».