Gli effetti della guerra sulle imprese in Sicilia, ancora 30 giorni prima della paralisi

Gli effetti della guerra sulle imprese in Sicilia, ancora 30 giorni prima della paralisi

Quello della guerra in Ucraina è un evento di cui, potremmo dire con un filo di sarcasmo, certamente non avevamo bisogno. Siamo già tutti abbastanza provati da due anni di pandemia che ha cambiato di molto le nostre abitudini e limitato le nostre iniziative e adesso si aggiunge questo conflitto che, oltre alle conseguenze più gravi come la perdita di tante vite umane innocenti, mette nuovamente a dura prova tra le altre cose, l’economia e il sistema imprenditoriale anche nel nostro Paese e nella nostra regione.

Guerra in Ucraina, i contraccolpi per le imprese siciliane

Ma quali sono i risvolti e i contraccolpi del conflitto per l’economia e per le aziende siciliane e del resto d’Italia? E come possono intervenire le istituzioni per supportarle? Sono le domande che abbiamo posto ai rappresentanti di Assoesercenti Sicilia–Unimpresa, Unioncamere regionale, Confindustria Sicilia e all’Assessorato regionale alle Attività produttive.

Albanese, Confindustria Sicilia: “Paralizzata la filiera produttiva”

“Si sta paralizzando tutta la filiera produttiva a causa del venir meno dei prodotti energetici, dei carburanti e soprattutto, del blocco delle importazioni. – ha dichiarato Alessandro Albanese, al vertice di Confindustria Sicilia – Non soltanto grano e cereali, fondamentali per un pilastro della nostra economia come l’agroalimentare, ma tutta una serie di prodotti indispensabili per le nostre industrie. Come, ad esempio, le bottiglie di vetro, che importavamo regolarmente dall’Ucraina. A tutto questo si aggiunge l’aumento dei prezzi. Le imprese forse hanno trenta giorni di autonomia poi si bloccheranno. Si rischia di azzerare completamente l’export. I nostri imprenditori rischiano di perdere tutto.

Alessandro Albanese

Occorre una politica energetica che metta al riparo le imprese dai rincari stellari. Poi c’è il caso di un nostro asset importantissimo, quello delle raffinerie. Come noto Lukoil è di proprietà russa, e lì si stanno bloccando tutti i pagamenti perché le banche italiane, in virtù del blocco imposto, non pagano i fornitori siciliani. Un fatto gravissimo, che va risolto a livello centrale. Abbiamo fatto un appello al presidente della Regione, Musumeci, che si sta già interessando alla questione”.

Pace, Unioncamere: “Se si fermano le consegne si paralizza il Paese”

Anche Giuseppe Pace, presidente di Unioncamere Sicilia, ha tracciato gli scenari che attendono la Sicilia in seguito alla guerra in Ucraina.

 

“Ci stiamo trovando davanti ad un quadro mondiale complessivo di grave emergenza che ci arriva come un macigno sulla testa dopo due anni di pandemia da Covid19. – evidenzia Pace – Stiamo registrando un balzo in avanti dei prodotti petroliferi che, a mia memoria, non ha precedenti. Stiamo parlando di aumenti di 10 centesimi in una settimana e di questo passo arriveremo in pochi giorni ad acquistare un litro di benzina a 2,50 euro. La qual cosa di conseguenza costringerà tanti a fermare le automobili, molti lo stanno già facendo.

Ma la situazione drammatica è relativa al trasporto merci, che preoccupa non poco le imprese dell’autotrasporto non soltanto della Sicilia, ma di tutta Italia. Se si fermano le consegne si paralizza l’intero Paese, con conseguenze che non possiamo prevedere.

La guerra in Ucraina è uno shock per tutti. In Sicilia i risultati li vedremo quando arriveranno i dati dell’export relativi a questi mesi. Il blocco delle transazioni con la Russia è evidente che stoppa il flusso di denaro tra gli imprenditori della nostra regione e i russi. Se riflettiamo su quanti facoltosi russi di solito trascorrono le vacanze in Sicilia c’è da preoccuparsi, è tutta gente con grosse capacità economiche che va in giro per negozi, ristoranti. Insomma, la nostra economia subirà pesanti conseguenze.

Come supportare le aziende

Come supportare le aziende? – prosegue il numero uno di Unioncamere Sicilia – Credo che più che la Regione sia un problema legato al governo nazionale. Servono urgentemente misure straordinarie, una cosa che è avvertita da tutti. Bisogna far fronte allo shock dei prezzi di energia, ai costi del gas e materie prime in crescita. Penso al grano, a tanti prodotti alimentari i cui costi stanno crescendo a vista d’occhio.

 

La guerra sta avendo un impatto molto pesante e servono risposte urgenti. Guardiamo ai rimbalzi delle borse e in questa situazione di confusione l’oro, classico bene rifugio, è ormai arrivato sopra i 2.000 dollari l’oncia e si avvicina ai suoi massimi storici. Pensate al prezzo del nichel, di cui la Russia è il terzo produttore al mondo, che da giorni è aumentato vertiginosamente con la paura di una decrescita improvvisa delle forniture.

La situazione non è confortante; registriamo comunque la buona notizia che il presidente della Regione Nello Musumeci, ricevendo l’ambasciatore d’Algeria in Italia, Abdelkrim Touahria, ha ribadito la necessità di consolidare i rapporti economici e culturali fra lo Stato del Nordafrica e l’Isola, con particolare riferimento all’agricoltura, all’energia, all’agroalimentare ed al turismo e  l’ambasciatore, secondo quanto apprendiamo, ha confermato la volontà dell’Algeria di potenziare ulteriormente la fornitura di gas che transita dall’Isola qualora si rendesse necessaria a seguito delle sanzioni”.

Mimmo Turano, “Dalla Regione supporto alle imprese”

Anche Mimmo Turano, assessore regionale alle Attività produttive, di dice preoccupato.

“I numeri parlano chiaro: la Sicilia importa materie prime minerali e prodotti petroliferi dalla Russia per due miliardi di euro, importazioni legate esclusivamente alla produzione di energia se si escludono i tre milioni di euro per legno e carta per la stampa. – sottolinea Turano – E i numeri dell’export in Russia non sono da meno, abbiamo ripreso ad esportare per più di 18 milioni di euro, con un incremento del 76% nel 2021 rispetto al 2020.

Mimmo Turano

Segnalo inoltre che in Ucraina l’export siciliano vale ancora di più: ben 52,3 milioni di euro, con un balzo record, fra il 2020 e il 2021, del 615%. La fetta più grossa, 48,7 milioni di euro, è rappresentata dai prodotti petroliferi raffinati. Capirà che la nostra preoccupazione per le ricadute economiche di questa guerra assurda sono enormi e sono legate anche al comparto turistico che aspettava con ansia di potere rivedere turisti russi e ucraini in Sicilia dopo lo stop determinato dalla pandemia.

Per quel che riguarda il supporto – continua Turano – intendiamo muoverci in raccordo con l’unità di crisi lanciata dalla Farnesina a sostegno delle imprese che esportano in Russia e Ucraina.

Si tratterà sostanzialmente di riattivare i servizi di emergenza partiti nella fase più acuta della pandemia soprattutto per raccogliere esigenze e proposte provenienti dal sistema nazionale e regionale dell’export. Sarà poi importante comprendere come evolverà la discussione tra il Ministero degli Esteri e la Commissione Europea per capire se sono possibili eventuali deroghe da apportare nell’attuale frangente al regime sugli aiuti di stato, anche per consentire a livello nazionale, l’utilizzo di strumenti di sostegno all’internazionalizzazione, qual è il caso del Fondo 394/81 gestito dal Simest e dei fondi promozionali Ice. Seguiamo con attenzione la strategia nazionale e siamo pronti a fare la nostra parte”, conclude l’assessore regionale alle Attività produttive.

Infine, anche Salvatore Politino, presidente di Assoesercenti Sicilia-Unimpresa, ci fa il quadro della situazione per quel che riguarda, più in generale, le aziende italiane. “Sono 130 le aziende italiane presenti in Russia, con 60 stabilimenti produttivi nei settori agroalimentare, industria e servizi, con un fatturato di oltre 13 miliardi di euro l’anno. – ha sottolineato – . La crisi in atto determina la necessità immediata di essere tutelate dalla diplomazia italiana ed aiutate economicamente se necessario. Auspichiamo, da parte del Governo italiano, una presa di coscienza che ponga in agenda, in tempi strettissimi, la ridefinizione del ruolo delle aziende italiane presenti in Russia”.